sabato 23 giugno 2007
WHEN LOVE GOES WRONG - Marilyn Monroe & Jane Russell
When love goes wrong
Nothing goes right
This one thing I know
When love goes wrong
A man takes flight
And women get uppity-oh
The sun don't beam
The moon don't shine
The tide don't ebb and flow
A clock won't strike
A match won't light
When love goes wrong
Nothing goes right
The blues all gather round you
And day is dark as night
A man ain't fit to live with
And a woman's sorry sight
When love goes wrong
Nothing goes right
When love goes wrong
Nothing goes right
When love goes wrong
Nothing goes, nothing goes right
A woman's a fright, a terrible sight
A man goes out, gets high as a kite
Love is something you just can't fight
You can't fight it, honey
You can't fight it
When love goes wrong, nothin'
No bows, honey, just cigat bars and off
Nothing goes right
Crazy, Crazy oui, oui
lt's like we said
You're better off dead
When love has lost its glow
So take this down in black and white
When love goes wrong nothing goes right
When love goes wrong nothing goes right
Nothing goes right
(Gentlemen Prefer Blondes, 1953)
Philip Larkin: Water
If I were called in
To construct a religion
I should make use of water.
Going to church
Would entail a fording
To dry, different clothes;
My liturgy would employ
Images of sousing,
A furious devout drench,
And I should raise in the east
A glass of water
Where any-angled light
Would congregate endlessly.
giovedì 21 giugno 2007
la mela magica!
Mentre ero in cerca di vulcani (vedi post precedente), mi sono imbattuta in una splendida performance di Fiona Apple.
La canzone è 'I Want You', di (e in questo video anche con) Elvis Costello.
La canzone è 'I Want You', di (e in questo video anche con) Elvis Costello.
Damien Rice a Roma il 19 luglio
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, Giovedì 19.07.2007, ore 21 (...io ci sarò!)
Cavea Superiore 40euro, Cavea inferiore 50euro
per altre info: www.auditorium.com/eventi/4895897
Ecco la mia preferita, 'Volcano' (live@Abbey Theatre)
Cavea Superiore 40euro, Cavea inferiore 50euro
per altre info: www.auditorium.com/eventi/4895897
Ecco la mia preferita, 'Volcano' (live@Abbey Theatre)
sabato 16 giugno 2007
Philip Larkin, Annus Mirabilis

Come forse avrete notato, nel corso dell'intervista di McEwan salta fuori il nome del mio amato poeta, PHILIP LARKIN
(Coventry 1922- Hull 1985).
Colgo l'occasione per trascrivere di seguito la poesia cui fa riferimento l'intervistatore.
ANNUS MIRABILIS
Sexual intercourse began
In nineteen sixty-three
(Which was rather late form me) -
Between the end of the Chatterley ban
And the Beatles' first LP.
Up till then there'd only been
A sort of bargaining,
A wrangle for a ring,
A shame that started at sixteen
And spread to everything.
Then all at once the quarrel sank:
Everyone felt the same,
And every life became
A brilliant breaking of the bank,
A quite unlosable game.
So life was never better than
In nineteen sixty-three
(Though just too late for me) -
Between the end of the Chatterley ban
And the Beatles' first LP.
* * * * * *
I rapporti sessuali ebbero inizio
nel millenovecentosessantatre
(piuttosto tardi per me) -
Tra la fine della censura di Chatterley
e il primo LP dei Beatles.
Fino ad allora c'era stato soltanto
una sorta di patto,
una baruffa per l'anello,
un senso di vergogna che cominciò a sedici anni
e si diffuse in ogni cosa.
Poi il diverbio di colpo svanì:
tutti ci sentivamo uguali
e ogni esistenza divenne
un favoloso en plein;
un gioco in cui non si può perdere.
Così la vita non fu mai migliore come
nel millenovecentosessantare
(sebbene un po' troppo tardi per me) -
Tra la fine della censura di Chatterley
e il primo LP dei Beatles.
[traduzione di Luisa Pontrandolfo (Alte Finestre, ETS, 1990)]
Ian McEwan, On Chesil Beach: interview, etc.

Nell'intervista con il New York Times Book Review (Podcast del 2 giugno), McEwan parla del suo ultimo romanzo, On Chesil Beach, ma anche degli anni '60, dei Beatles, del modo in cui sessualità ed emozioni sono raffigurate nella narrativa inglese, e del rapporto fra scienza e letteratura. Per ascoltare la prima parte dell'intervista cliccate
qui.
Per la seconda parte qui.
Potete leggere in PDF il primo capitolo di On Chesil Beach sul New Yorker (Winter Fiction Issue, December 25, 2006 & January 1, 2007), cliccando qui!
Varie recensioni del romanzo le trovate qui.
giovedì 14 giugno 2007
Politica e intercettazioni: piccola rassegna stampa
1. Dal sito a lui dedicato, gli ultimi commenti di Marco Travaglio (12 giugno). Per leggere cliccate qui
2. Dal Corriere di oggi, un articolo di Angelo Panebianco, dove inoltre si riportano osservazioni del Wall Street Journal. Clicca qui
3. Da La Stampa di oggi, ecco un ritratto dell'Italia Paese dei Balocchi nella rubrica di Lietta Tornabuoni:
CHI STA AL GOVERNO NON VINCE
Chi sta al governo non vince alle elezioni: per l’ennesima volta, anche le ultime consultazioni amministrative l’hanno confermato, e forse non è determinante quanto la maggioranza abbia fatto o non fatto, come si sia comportata. Si capisce che alcune riforme minori (liberalizzazioni, per dire) possano irritare gli elettori appartenenti a specifici gruppi (il che non vuol dire che non debbano essere fatte). Si capisce che i pensionati siano arrabbiati di ricevere somme tanto esigue da non riuscire a vivere. Si capisce che soltanto persone molto ingenue, molto moraliste o in cattiva fede possano scandalizzarsi leggendo le trascrizioni delle conversazioni telefoniche tra leader della maggioranza e uomini d’affari anche discussi: come se quelle telefonate non indicassero altro che una certa familiarità, come se D’Alema o Fassino non dovessero conoscere uomini d’affari magari in maniera diversa da altri politici, come se i leader del centrosinistra fossero diversi da tutti, santini estranei al nostro mondo. Lo credeva soltanto Pasolini, e al tempo del cuccù: del resto, i testi di queste telefonate sono venuti fuori poco dopo le elezioni, benché fossero già da prima noti.
No, la questione non è questa, o non solo questa: altrimenti, quasi mezza Italia avrebbe votato alle ultime elezioni politiche per Berlusconi e i suoi. Si può azzardare un’altra ipotesi. È che (almeno in Italia, ma forse non solo in Italia) l’abisso tra bisogni-desideri della gente e azione governativa è così vasto, profondo, così capace di ampliarsi continuamente, da non poter generare negli elettori altro che delusione e quindi rifiuto. Lasciamo stare adesso le responsabilità di questa perdita del senso di realtà (o di questo meccanismo desiderante che altrove ha dato vita a forti ambizioni, carrierismi eccetera, mentre da noi provoca avvilimento e ricerca di colpevoli da punire). Le risposte sarebbero sempre le stesse, identificate una volta per tutte dalla sociologia: la tv, la pubblicità e le altre pressioni al consumo, una cultura sociale puntata sui ricchi e i famosi che ignora ogni altra componente della popolazione, lo scontento di corpi elettorali limitati dalla legge elettorale e dalla disinformazione, il velleitarismo nazionale. Fatto sta che la maggioranza al governo risulta sempre tanto inadeguata ai bisogni-desideri, che gli elettori sono pronti a bocciarla appena possibile: e magari è questa, nel Paese dei Balocchi, la vera, inevitabile alternanza.
2. Dal Corriere di oggi, un articolo di Angelo Panebianco, dove inoltre si riportano osservazioni del Wall Street Journal. Clicca qui
3. Da La Stampa di oggi, ecco un ritratto dell'Italia Paese dei Balocchi nella rubrica di Lietta Tornabuoni:
CHI STA AL GOVERNO NON VINCE
Chi sta al governo non vince alle elezioni: per l’ennesima volta, anche le ultime consultazioni amministrative l’hanno confermato, e forse non è determinante quanto la maggioranza abbia fatto o non fatto, come si sia comportata. Si capisce che alcune riforme minori (liberalizzazioni, per dire) possano irritare gli elettori appartenenti a specifici gruppi (il che non vuol dire che non debbano essere fatte). Si capisce che i pensionati siano arrabbiati di ricevere somme tanto esigue da non riuscire a vivere. Si capisce che soltanto persone molto ingenue, molto moraliste o in cattiva fede possano scandalizzarsi leggendo le trascrizioni delle conversazioni telefoniche tra leader della maggioranza e uomini d’affari anche discussi: come se quelle telefonate non indicassero altro che una certa familiarità, come se D’Alema o Fassino non dovessero conoscere uomini d’affari magari in maniera diversa da altri politici, come se i leader del centrosinistra fossero diversi da tutti, santini estranei al nostro mondo. Lo credeva soltanto Pasolini, e al tempo del cuccù: del resto, i testi di queste telefonate sono venuti fuori poco dopo le elezioni, benché fossero già da prima noti.
No, la questione non è questa, o non solo questa: altrimenti, quasi mezza Italia avrebbe votato alle ultime elezioni politiche per Berlusconi e i suoi. Si può azzardare un’altra ipotesi. È che (almeno in Italia, ma forse non solo in Italia) l’abisso tra bisogni-desideri della gente e azione governativa è così vasto, profondo, così capace di ampliarsi continuamente, da non poter generare negli elettori altro che delusione e quindi rifiuto. Lasciamo stare adesso le responsabilità di questa perdita del senso di realtà (o di questo meccanismo desiderante che altrove ha dato vita a forti ambizioni, carrierismi eccetera, mentre da noi provoca avvilimento e ricerca di colpevoli da punire). Le risposte sarebbero sempre le stesse, identificate una volta per tutte dalla sociologia: la tv, la pubblicità e le altre pressioni al consumo, una cultura sociale puntata sui ricchi e i famosi che ignora ogni altra componente della popolazione, lo scontento di corpi elettorali limitati dalla legge elettorale e dalla disinformazione, il velleitarismo nazionale. Fatto sta che la maggioranza al governo risulta sempre tanto inadeguata ai bisogni-desideri, che gli elettori sono pronti a bocciarla appena possibile: e magari è questa, nel Paese dei Balocchi, la vera, inevitabile alternanza.
Ancora sull'università
Mi è stato fatto notare, probabilmente a ragione, che la mia coda di ieri all'articolo di Citati può essere interpretata come un "è colpa di noi tutti ( e quindi di nessuno), dovremmo fare di più noi piccoli soldatini - che già sputiamo sangue, immolandoci per 4 soldi e in nome di chissà quale ideale, schiacciati dalle inamovibili gerarchie accademiche". No. Non volevo dire questo. Non volevo esortare all'autofustigazione. Lungi da me. So bene che c'è un impero della mediocrità a rendere estremamente difficoltosa ogni nostra azione, e che un intervento dall'alto nel segno del rigore e della qualità è assolutamente necessario. Tuttavia, volevo sottolineare come ci sia bisogno di cambiare atteggiamento anche fra 'noi soldatini', altrimenti nessuna nuova strada è possibile, ma si va solo a rafforzare le schiere dei mediocri e, peggio, si finisce per diventare dei mediocri.
mercoledì 13 giugno 2007
Citati e l'università per i ricchi
Su Repubblica di oggi Pietro Citati lamenta lo stato in cui si trova l'università italiana, nonostante la presenza di ottimi insegnanti e validissimi studenti. Vale davvero la pena di leggere l'articolo:
http://unive.waypress.eu//RassegnaStampa/LeggiArticolo.aspx?codice=SIH3000.TIF&subcod=20070613&numPag=2&tipo=PDF
In coda, aggiungo solo una piccola riflessione.
In questo paese siamo tutti, me compresa, molto bravi a lamentarci. Poi però, quando si tratta di prendere l'iniziativa, mettendo in gioco energie ed entusiasmo, condividendo la propria esperienza con i colleghi, il più delle volte ci si tira indietro. Non basta un uomo solo, fosse anche un ministro, a cambiare le cose, se nemmeno fra chi è lì a insegnare esistono autentica solidarietà e voglia di confrontarsi.
http://unive.waypress.eu//RassegnaStampa/LeggiArticolo.aspx?codice=SIH3000.TIF&subcod=20070613&numPag=2&tipo=PDF
In coda, aggiungo solo una piccola riflessione.
In questo paese siamo tutti, me compresa, molto bravi a lamentarci. Poi però, quando si tratta di prendere l'iniziativa, mettendo in gioco energie ed entusiasmo, condividendo la propria esperienza con i colleghi, il più delle volte ci si tira indietro. Non basta un uomo solo, fosse anche un ministro, a cambiare le cose, se nemmeno fra chi è lì a insegnare esistono autentica solidarietà e voglia di confrontarsi.
The reason why
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