1. Dal sito a lui dedicato, gli ultimi commenti di Marco Travaglio (12 giugno). Per leggere cliccate qui
2. Dal Corriere di oggi, un articolo di Angelo Panebianco, dove inoltre si riportano osservazioni del Wall Street Journal. Clicca qui
3. Da La Stampa di oggi, ecco un ritratto dell'Italia Paese dei Balocchi nella rubrica di Lietta Tornabuoni:
CHI STA AL GOVERNO NON VINCE
Chi sta al governo non vince alle elezioni: per l’ennesima volta, anche le ultime consultazioni amministrative l’hanno confermato, e forse non è determinante quanto la maggioranza abbia fatto o non fatto, come si sia comportata. Si capisce che alcune riforme minori (liberalizzazioni, per dire) possano irritare gli elettori appartenenti a specifici gruppi (il che non vuol dire che non debbano essere fatte). Si capisce che i pensionati siano arrabbiati di ricevere somme tanto esigue da non riuscire a vivere. Si capisce che soltanto persone molto ingenue, molto moraliste o in cattiva fede possano scandalizzarsi leggendo le trascrizioni delle conversazioni telefoniche tra leader della maggioranza e uomini d’affari anche discussi: come se quelle telefonate non indicassero altro che una certa familiarità, come se D’Alema o Fassino non dovessero conoscere uomini d’affari magari in maniera diversa da altri politici, come se i leader del centrosinistra fossero diversi da tutti, santini estranei al nostro mondo. Lo credeva soltanto Pasolini, e al tempo del cuccù: del resto, i testi di queste telefonate sono venuti fuori poco dopo le elezioni, benché fossero già da prima noti.
No, la questione non è questa, o non solo questa: altrimenti, quasi mezza Italia avrebbe votato alle ultime elezioni politiche per Berlusconi e i suoi. Si può azzardare un’altra ipotesi. È che (almeno in Italia, ma forse non solo in Italia) l’abisso tra bisogni-desideri della gente e azione governativa è così vasto, profondo, così capace di ampliarsi continuamente, da non poter generare negli elettori altro che delusione e quindi rifiuto. Lasciamo stare adesso le responsabilità di questa perdita del senso di realtà (o di questo meccanismo desiderante che altrove ha dato vita a forti ambizioni, carrierismi eccetera, mentre da noi provoca avvilimento e ricerca di colpevoli da punire). Le risposte sarebbero sempre le stesse, identificate una volta per tutte dalla sociologia: la tv, la pubblicità e le altre pressioni al consumo, una cultura sociale puntata sui ricchi e i famosi che ignora ogni altra componente della popolazione, lo scontento di corpi elettorali limitati dalla legge elettorale e dalla disinformazione, il velleitarismo nazionale. Fatto sta che la maggioranza al governo risulta sempre tanto inadeguata ai bisogni-desideri, che gli elettori sono pronti a bocciarla appena possibile: e magari è questa, nel Paese dei Balocchi, la vera, inevitabile alternanza.
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